Convivialità e gusto nella cucina siciliana, fisionomia di un popolo

Data: 20/11/2022

Prendendo spunto dalle parole della madre, che costantemente gli chiedeva se avesse mangiato e lo esortava a farlo, il professore Giovanni Fichera, docente di organizzazione e servizi ristorativi dell’IPSSART “Federico II” di Siracusa, con un vasto curriculum alle spalle, lungo 40 anni, ha avviato la sua conversazione su “Convivialità e gusto nella cucina siciliana, fisionomia di un popolo”, nella Sala Visetti dello stesso Istituto.

Dopo un cenno introduttivo della Dirigente dell’Istituto, Professoressa Accardo, che ha sottolineato l’attualità della tematica della convivialità, sostenibilità e Innovazione, e di come il suo Istituto ne abbia sposato i temi durante la  VII edizione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, ospitando l’evento, la professoressa Mangano, presidente del Comitato Dante Alighieri di Siracusa, ha posto l’attenzione su quanto la cucina italiana, e siciliana nella fattispecie, sia una risorsa aggiunta nella cultura italiana, da esportare in tutto il mondo. Nella Settimana della Cucina Italiana nel mondo occorre non dimenticare come essa sia uno dei settori dell’export in costante incremento, e di come la creatività e l’artigianalità degli Chef e dei Sommelier portino alla valorizzazione del nostro territorio.

Giovanni Fichera ha spaziato nella sua conversazione dai dolci della tradizione della Sicilia sud orientale, che spesso con la loro simbologia hanno attraversato secoli, rappresentando il nostro territorio nel mondo, al pane di cui si nutre una famiglia di qualsiasi rango, alla Cuccìa, che nasce come piatto povero non dolce, al massimo condito con un po’ d’olio, alle nostre impanate con erbe spontanee, basando tutto sul concetto della stagionalità e della conseguente sostenibilità della cucina siciliana, sottolineando come la cucina di ogni famiglia sia un microcosmo a se’ stante, risultato di un flusso ininterrotto di informazioni, che si sono tramandate di generazione in generazione, lontana quindi da ogni idea di staticità. Separa, quindi, il concetto di “Cucina”, entità familiare in continua evoluzione, dal concetto di “Gastronomia”, che procede con operazioni che si ripetono sempre uguali, routine propria degli chef e dei ristoranti.

Cucina che è l’espressione massima dell’inclusione proprio nella nostra tradizione siciliana, nella quale piatti provenienti da culture culinarie di dominazioni passate fanno ormai parte della tradizione, nella quale ogni semplice riunione familiare è imbandita con veri e propri banchetti, dove l’abbondanza è un modo per mettere da parte la memoria della fame che si è patita, ricordando piatti come il “Sugo finto” della domenica.

In definitiva va recuperato il senso della storia, della tipicità della nostra cucina familiare, da condurre senza sprechi, recuperandone l’identità profonda.